Associazione Sentieri degli Dei


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Santa Barbara

Istanti

Aldo e Marta Cinque sul Sentiero di Santa Barbara
(o Pennino. Da Bomerano al poggio Le Marella (Furore) per S. Barbara)
Lunghezza: 2 km circa; Dislivello: circa 130 m; Livello di difficoltà: E; Durata: 90 min. (escluso il ritorno)


Dedicata ad esplorare il paesaggio e l'architettura rupestre che caratterizzano i margini meridionali del territorio agerolese, questa escursione parte da Piazza Capasso (Bomerano; quota 650 m s.l.m.) e scende fino a S. Alfonso (Furore; quota 520 m s.l.m.) percorrendo un'antica mulattiera (in massima parte restaurata di recente) che corrisponde, per buona parte, al tratto più orientale del Sentiero CAI n. 27. Da S. Alfonso si sale poi al vicino Poggio Le Marelle (a circa 550 m s.l.m.) e si intercetta la rotabile Amalfi-Agerola. Da qui si può rientrare a Bomerano con una corsa delle autolinee Sita o per le antiche scale che salgono vero Punta Tuoro (zona dell'Holtel Le Rocce).
Dopo un breve tratto iniziale a dolcissima pendenza tra orti e case di campagna che ancora appartengono all'altipiano agerolese, entriamo nell'incisone del torrente Pennino (tributario del T. Praia) muovendoci lungo il suo fianco sinistro, tra coltivazioni terrazzate sorrette da "macere" (muri di pietra "a secco") in massima parte impiantate nel Medio Evo e fatte oggetto di costante manutenzione fino a qualche decennio fa, quando la crisi dell'agricoltura di montagna innescò una tendenza all'abbandono che continua ancora oggi.
Più avanti, la mulattiera si stacca dal fondovalle e prende a correre lungo il piede dell'alta parete rocciosa che borda a sud l'altipiano di Agerola (parete di Punta Corona), costituita da calcari marini del Cretacico (da 120 a 65 milioni di anni fa), molto fratturati perchè coinvolti in uno degli accavallamenti tettonici che -tra circa 10 e 5 milioni di anni fa- crearono la catena a falde sovrapposte dell'Appennino.. Pur tra qualche traccia di antichi terrazzamenti, qui domina la vegetazione spontanea, con esenze tipiche della macchia mediterranea e della gariga (roverella, leccio, orniello, lentisco, ginestra, cisto, rosmarino, ...). Ci si ferma ad ammirare la parete rocciosa della zona di S. Barbara, dove si nota una serie di cavità carsiche ed i ruderi di una arditissima gradinata che, abbarbicata alla roccia, conduceva all'eremo di Santa Barbara.
Di questo sito monastico rupestre dell'alto Medio Evo sopravvivono pochi, ma interessanti ruderi; tra cui quelli della omonima chiesa, che notiamo da lontano (essendo pericolosa l'arrampicata) seminascosti dalla boscaglia su di una cengia che prelude alla bella Grotta di S. Barbara (che, come le altre vicine, era frequentata dagli antichi monaci).

Dopo un'occhiata alle concrezioni di calcite che drappeggiano le pareti della piccola Grotta La Serpa (o "dei drappi"), si scende a zig-zag sul ripido pendio (tratto dissestato della mulattiera) e notiamo, dentro una grotta a breve distanza verso nord-ovest, un bel esempio di casa rupestre con copertura "a botte".
Poco oltre, dove la mulattiera torna ad essere sana, si presenta il bivio (a destra) per la discesa nel Vallone Praia e al borgo della Marina di Praia. E' presumibile che da qui passassero anche i primi abitanti documentati della conca di Agerola (Età del Bronzo) per le loro necessità di rapporti commerciali via mare. Ma il percorso qui uggerito continua, invece, sulla sinistra e attraversa di nuovo una zona con macere abbandonate sulle quali si sta ricostituendo una fitta copertura boschiva. Notiamo la magistrale esecuzione dei muri a secco e la capacità degli antichi montanari del luogo di manovrare ed incastrare alla perfezione anche blocchi di enorme peso. Intorno a noi il panorama ci mostra per intero la verde e silenziosa valle del Torrente Praia, le cime del M. Tre Calli (1122 m) e del Colle La Serra (m 627), il solare abitato di Praiano, la costa a falesia con le sue baie e le sue torri "anti-saracene".
Poco oltre, si presenta una diramazione a sinistra che sale verso il tornante del km 10 della strada Amalfi-Agerola, rappresentante l'ultimo tratto del Sentiero CAI n. 27. Noi teniamo, invece, la destra e giungiamo in breve alla località S. Alfonso (dal nome di una piccola chiesa ottocentesca sita poco a valle del nostro cammino). Ci troviamo al piede della parete rocciosa che orla lo sperone di Pizzo 'e Cuorve, nei cui anfratti sono di casa i corvi imperiali (Corvus corax). Anche qui, piccole cavità carsiche ospitano i ruderi (uno dei quali restaurato) di antiche case rupestri. Quella più vicina alla diramazione che scende a S. Alfonso è interamente contenuta entro l'incavo della parete e colpisce per la sua geometria slanciata e per l'arcata a tutto sesto sotto cui passa la tortuosa scala per l'accesso ai piani superiori. Da qui in poi l'antica mulattiera si presenta trasformata in una rotabile asfaltata che, in salita, ci porta al tornante del km 8 della Amalfi-Agerola (località Poggio Le Marelle), da dove si può prendere una corsa della SITA per il rientro a Bomerano.
(Marta e Aldo Cinque)


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